IL DYLAN DI DYLAN

Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di Sole:
ed è subito sera.

Ma mentre Quasimodo inanella una dolente constatazione della fugacità di un’esistenza di insufficiente durata, Dylan Thomas urla e protesta, si macchia di insubordinazione senza scopo o speranza se non quella di asserire la propria non sottomissione a una inevitabile legge di natura. La forza della poesia del gallese viene dal tono non elegiaco ma irruente ed eroico con cui incita l’umanità a ribellarsi alla morte. Non perché non sia giusto che essa giunga, ma perché è ingiusto cedervi senza infuriarsi. La rassegnazione è morte anticipata, e nessuno dovrebbe morire prima di esser morto.

Bob Dylan risponde alla lirica di Dylan Thomas nel dicembre 1961, con la sua Fammi morire sui miei passi. All’epoca Robert Allen Zimmerman ha già adottato lo pseudonimo Bob Dylan, chiaro omaggio al poeta del Galles scomparso da soli sette anni. Avrebbe modificato poi il suo nome in Robert Dylan con effetto legale presso la Corte suprema di New York, nell’agosto del 1962.

“Ho scritto Fammi morire sui miei passi mentre Gil Turner e io eravamo a Toronto nel dicembre 1961. Volevo dire qualcosa sul fall-out e sui test nucleari, ma non volevo che fosse una canzone slogan”, spiega Bob Dylan. Infatti la sua è una preghiera, una perorazione che risponde con perfetta aderenza all’invettiva del suo precursore.

Fammi morire sui miei passi

di Bob Dylan

Non scenderò sottoterra
Perché qualcuno mi dice che in giro c’è la morte
E non porterò me stesso giù a morire
quando andrò nella mia tomba la mia testa sarà alta

Fammi morire sui miei passi
Prima di scendere sottoterra

Ci sono voci di guerra e guerre che sono state fatte
Il significato della vita è stato perso nel vento
E la gente che pensa che la fine sia vicina
Invece di imparare a vivere impara a morire

Fammi morire sui miei passi
Prima di scendere sottoterra

Non lo so se sono furbo ma penso di poter capire
Quando qualcuno sta tirandomi il lenzuolo sugli occhi
E se la guerra arriva e la morte è tutta intorno
Fammi morire su questa terra prima di morirci sotto

Fammi morire sui miei passi
Prima di scendere sottoterra

C’è sempre stata gente che ha cercato di mettere paura
Hanno parlato di guerra per lunghi lunghi anni
Ho letto tutte le loro dichiarazioni e non ho detto una parola
Ma adesso, Santo Dio, che la mia povera voce sia ascoltata
Fammi morire sui miei passi
Prima di scendere sottoterra

Se avessi rubini e ricchezze e corone
Comprerei tutto il mondo per cambiare le cose
Getterei tutti i fucili e i carrarmati nel mare
Perché sono errori della storia passata

Fammi morire sui miei passi
Prima di scendere sottoterra

Fammi bere alle acque dei ruscelli di montagna
Fammi scorrere nel sangue profumo di fiori selvatici
Fammi dormire nei tuoi prati tra le verdi foglie d’erba
Fammi camminare sull’autostrada in pace con mio fratello
Fammi morire sui miei passi
Prima di scendere sottoterra

Esci nella tua terra dove il suolo incontra il sole
Guarda crateri e valli in cui corrono le cascate
Nevada, New Mexico, Arizona, Idaho
Fai filtrare ogni stato di questa unione nel profondo del tuo spirito
E morirai sui tuoi passi
Prima di essere sceso sottoterra

Bob Dylan ha solo vent’anni, il testo ha un linguaggio scarno e concetti ripetuti come nella tradizione della folk song americana, per niente estranea a villanelle e ballate d’oltreoceano. Ed è innegabile nella canzone il riferimento a Dylan Thomas, il mentore che si è scelto nel nome.
Sorvolando sulla curiosa coincidenza che dai buchi di vermi di Interstellar ci porta ai rifugi antiatomici del menestrello di Duluth, in questo brano ravvisiamo alcuni semi della ricchezza poetica che condurrà Bob Dylan decenni più tardi a guadagnarsi il premio Nobel per la Letteratura.
Il tono profetico: in “Esci nella tua terra” si legge il riferimento biblico ribaltato del messaggio divino ad Abramo “esci dalla tua terra”. Il retaggio poetico dei predecessori: “le verdi foglie d’erba” e l’enumerazione degli Stati richiamano Walt Whitman e la sua grandiosa silloge accumulata in una vita.
Il significato “perso nel vento” anticipa ed evoca il capolavoro Blowin’ in the wind che giustamente ne prende il posto, insieme a A hard rain’s a-gonna fall, nel disco di inediti The Freewheelin’ Bob Dylan, relegando Fammi morire sui miei passi a una raccolta di bootleg che verrà pubblicata solo nel 1991.

Ma di Blowin’ in the wind parleremo la prossima volta.